Balcani: le gabbia dell'ideologia

Il difficile dopo-guerra in Kossovo-Yugoslavia

Anche in questo caso, rivedendo quanto scrissi, direi che non sarei più così drastico nei giudizi, anche se l'essenziale del discorso mi pare ancora valido

Pubblicato in Libertà di educazione n. 5/6 [mag/ago 1999]. Il testo che qui pubblico, che ho tratto da un mio archivio, potrebbe aver subito qualche modifica non di sostanza rispetto a quanto pubblicato nel 1999 sul cartaceo citato.

Dopo 79 giorni di bombardamenti spietati (con ospedali, scuole, monasteri, case civili, carceri e ponti, insomma obbiettivi non militari, ripetutamente colpiti) sembra esserci un pò di tregue nella martoriata regione balcanica.

Le considerazioni che si possono fare sono tante, a partire da una analisi di quali siano state le vere cause di un così massiccio intervento, che di fatto ha violato il diritto internazionale, non essendo stato preventivamente autorizzato dall'ONU e configurandosi come appoggio a una guerriglia secessionista (l'UCK), che certo non ha tra le sue credenziali particolari virtù di moderazione. Basti pensare che l'UCK ha avuto tra i suoi finanziatori, oltre ad altre realtà di sanguinario estremismo islamico, il famigerato assassino Bin Laden, lo sceicco che gli stessi americani bombardarono l'estate scorse nelle sue basi in Afganistan.

I dubbi che non si sia trattato soprattutto di un fine umanitario stanno venendo confermati dall'esodo massiccio dei serbi, terrorizzati dall'UCK, la quale secondo gli accordi avrebbe dovuto disarmare e invece la fa da padrone, issando sul suolo iugoslavo la bandiera albanese e ammazzando serbi. Si è giustamente combattuto il concetto, barbaro e nefando, di pulizia etnica: si sta ponendo poca cura a che tale nefandezza non si ripeta a danno anche dei serbi.

Insomma questa guerra, apparentemente fatta per difendere un aggredito da un, più forte, aggressore, ha molti, troppi lati oscuri. Interessi politici ed economici hanno abbondantemente inquinato e deformato questa azione militare, che non sembra proprio essere rimasta nei limiti di una doverosa "ingerenza umanitaria".

È auspicabile che l'Europa riscopra le sue doti di capacità di dialogo, di equilibrio, di moderazione. Faccia sentire la sua voce e la sua presenza, i suoi valori, incentrati sulla tradizione cristiana, che non pone il denaro al primo posto, ma l'uomo e la sua dignità. Offesa dalla guerra. Riscattabile da una pace davvero giusta e da una apertura alla verità tutta intera, al di là della propaganda. L'uomo in effetti non è solo un consumatore di Hamburger e Coca-Cola, ma è immagine e somiglianza di Dio. Dimenticare questo è comunque la barbarie. Anche sotto la bandiera a stelle strisce.

Galli della Loggia e i pacifisti

Sul Corriere della Sera di settimana scorsa (venerdì 25 giugno 1999) Galli della Loggia attaccava aspramente il silenzio dei pacifisti (così li chiama lui) rei di una mancata autocritica di fronte alla scoperte di fosse comuni e altre atrocità commesse dai serbi.

Osserviamo:

Pacifista nel lessico corrente, indica chi è per principio contro ogni intervento armato. Ma tale non è il caso di moltissimi che sono intervenuti contro questa guerra. Crede forse Galli della Loggia che l'ex segretario di stato americano Kissinger sia un pacifista? O che lo sia l'attuale pontefice, che ha, mi risulta, coniato l'espressione di "ingerenza umanitaria", invocandola, nel caso della Somalia e della Bosnia? Ci saranno stati anche dei pacifisti alla "meglio rossi che morti", ma tantissimi si sono opposti alla guerra non per ragioni di principio, ma per ragioni di merito. E' troppo comodo prendersela con dei mulini a vento, evitando di considerare attentamente le dichiarazioni altrui.

Noi pensiamo questo, che in linea di principio, un intervento armato poteva essere lecito, se si fossero date certe condizioni. Di fatto queste condizioni non si davano. Non si dava condizione di una finalità chiaramente delimitata, non si dava condizione di un rispetto della legalità internazionale, non si dava condizione di una proporzione tra il fine e i mezzi, non si dava condizione di evitare che l'intervento producesse mali maggiori di quelli cui si prefiggeva di porre rimedio.

Non si dava condizione di una finalità chiaramente delimitata infatti la motivazione ufficiale, aiutare dei deboli, ingiustamente oppressi, era viziata dalla presenza di precisi interessi economico-strategici
non si dava condizione di un rispetto della legalità internazionale infatti l'ONU è giunta solo alla fine, quale servizievole Nottola di Minerva, senza che nulla autorizzasse l'attacco a uno stato sovrano
non si dava condizione di una proporzione tra il fine e i mezzi prima dell'intervento si era verificata sostanzialmente una pressione serba volta a far allontanare i kossovari albanesi dal Kossovo: senza paragone più rari erano episodi di terrorismo etnico
non si dava condizione di evitare che l'intervento producesse mali maggiori di quelli cui si prefiggeva di porre rimedio e questo è il punto principale che Galli della Loggia, come altri gli hanno fatto notare, ignora: esistevano ed esistono motivo per pensare che i bombardamenti hanno non migliorato, ma peggiorato la condizione dei kossovari

causa ed effetto

Ripetiamolo: come fà Galli della Loggia ad essere così granitico nel ritenere che i bombardamenti abbiano migliorato, e non peggiorato la condizione dei kossovari?

Che di peggioramento si possa parlare appare dai seguenti motivi

le stragi: come in Bosnia?

E da ultimo, si tratta di determinare con veracità la portata dei crimini commessi dai serbi ed eventualmente la esclusività della loro responsabilità:

metodologicamente

chi si occupa dell'accertamento della verità è davvero imparziale?

contenutisticamente

Il problema comunque è quello detto prima: in che rapporto causa/effetto porre bombe (NATO) e atrocità (serbe). Una valutazione oggettiva spinge a pensare che se atrocità si sono date prima delle bombe, le bombe ne hanno accelerato e intensificato la portata. Portata che comunque è ben inferiore a quanto accaduto in Bosnia, dove invece la NATO era stata ben più mite (limitando i suoi attacchi a soli obbiettivi militari e agendo di concerto con l'ONU).